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  • Cassazione: coppie di fatto come quelle sposate. Ed è polemica. Matrimonialisti: "Sentenza storica".

    Una sentenza dei supremi giudici ha equiparato le coppie di fatto alle famiglie legittime. L'Osservatore Romano: "Decisione che genera molti interrogativi".
    Le coppie di fatto sono equiparabili alle famiglie legittime in tema di risarcimento danni. Lo ha stabilito ieri la Cassazione, in una sentenza che già fa molto discutere. Il verdetto dei supremi giudici ha riconosciuto un risarcimento a seguito della morte di un uomo per un incidente stradale sia a favore dell'ex moglie e dei loro figli, ossia la "famiglia legittima", sia a favore dell'attuale compagna e dei figli avuti con la donna. E' una decisione che "genera molti interrogativi", ha commentato oggi l'Osservatore Romano.

    OSS.ROMANO, DUBBI SU SENTENZA. In questo modo, si legge nell'articolo dell'Osservatore Romano, ''le coppie di fatto sono equiparabili alle famiglie legittime in tema di risarcimento danni''. ''Convivenza e matrimonio - ricorda però il quotidiano pontificio - sono scelte profondamente diverse: nel matrimonio infatti c'è una scelta esplicita, una forte assunzione pubblica di responsabilità, un'accettazione di quel rapporto affettivo come fondamento costitutivo della propria vita, nella convivenza solo un impegno di fatto sfuggente, una responsabilità di per sé limitata e temporanea''. ''Perché quindi - si chiede l'Osservatore Romano - dovrebbero essere considerate allo stesso modo sul piano culturale prima ancora che giuridico?''.

    "SENTENZA STORICA". Nessun equivoco sul matrimonio, nessuna legittimazione della bigamia, solo il riconoscimento dei diritti per i figli naturali: Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani) replica così alle reazioni del mondo cattolico alla sentenza della Cassazione. "Nessuno, nemmeno i più estremisti - ha detto Gassani - ha mai osato mettere in dubbio l'importanza centrale del matrimonio nel nostro contesto sociale o cercato di creare un doppione di esso. Non si deve giocare su questo equivoco né sulla pelle di tanti italiani e soprattutto di tanti bambini che vivono, per scelta o per necessità, in famiglie naturali. Il riconoscimento di diritti quali quello al risarcimento per la morte di un convivente o padre 'naturale' risponde a logiche di solidarietà sociale e di pietas cristiana. Occorre anche ribadire che la maggioranza dei conviventi more uxorio non può sposarsi perché in attesa del divorzio e la convivenza di per sé non significa specificamente fuga dalle proprie responsabilità. Il matrimonio resta senz'altro l'istituto più importante della nostra società. Tuttavia il mondo cattolico e quello laico, indipendentemente dagli opportuni orientamenti della Corte di Cassazione in materia di riconoscimento dei diritti civili, debbono trovare un momento di condivisione affinché nella nostra società non possano più sussistere steccati ideologici talmente forti da giustificare e legittimare il mancato riconoscimento di diritti essenziali delle persone". "Nel caso specifico - ha prodseguito - la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto dei figli naturali a essere risarciti per la morte del loro padre al pari di quelli legittimi. Si tratta di un provvedimento assolutamente condivisibile che non può essere messo in discussione da qualsivoglia argomentazione, come si è letto sull'Avvenire di stamani. La Suprema Corte di Cassazione né il mondo forense del settore familiare intendono spalancare le porte a forme di bigamia né ingenerare confusioni sul significato del matrimonio rispetto a quello della convivenza".

    IN ITALIA UN MILIONE DI COPPIE DI FATTO. In Italia vi sono circa 1 milione di coppie che vivono "more uxorio" e un bambino su 5 nasce fuori dal matrimonio. "L'aumento delle coppie di fatto - ha fatto notare Gassani - deriva da una nuova cultura sociale e familiare ma anche dall'aumento vertiginoso di procedure di separazione e divorzio. I tempi insopportabili per ottenere nel processo una sentenza di divorzio costringono, per altro, molte persone a convivere per anni in attesa dell'ottenimento dello stato libero. Per cui non deve essere trascurato che molte coppie convivono 'per forza' e non per scelta. Resta tuttavia la discriminazione tra figli legittimi e figli naturali atteso che i vari disegni di legge per equipararli sono ancora fermi". L'Italia, secondo gli avvocati matrimonialisti, deve insomma "cambiare assolutamente rotta se vuole davvero entrare in Europa anche dal punto dei vista della effettiva e piena tutela dei diritti delle persone contro ogni discriminazione".

    ARCIGAY: "ORA LEGGE SU MATRIMONIO". "La sentenza della Cassazione è un segnale molto positivo, ma ora serve una legge per i matrimoni gay". Così Luca Trentini, segretario nazionale Arcigay, ha commentato la sentenza. "Ancora una volta - ha sottolineato Trentini - la magistratura si dimostra più avanti della classe politica. Ma per tutelare le coppie di fatto, anche quelle omosessuali, non bastano le sentenze, ci vuole una legge, non possiamo ogni volta farci riconoscere i nostri diritti dai giudici. Chiediamo come Arcigay la parita' d'accesso a tutte le forme riconosciute dalla legge, quindi anche al matrimonio".

    http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-cb5a2d9b-eb08-40d9-9c35-95ca0cda1b44.html

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